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“…Lasciamo che i riflettori, illuminandoci, illuminino e rendano visibili quegli scenari dimenticati, quelle urgenze non considerate, in Sierra Leone, Congo, Angola… affinché l’azione di domani sia ancora più efficace e incisiva, e che i benefici del premio (Nobel) vadano a loro, alle vittime”. Così, nel 1999, Carlo Urbani, il medico marchigiano scomparso a fine marzo per aver contratto il virus della polmonite atipica da lui stesso identificato, concludeva una sua lettera scritta in occasione della consegna a lui, quale presidente dell’associazione umanitaria “Medici senza frontiere”, del Premio Nobel per la pace. Quella lettera è stata letta oggi pomeriggio nel corso della seduta del Consiglio provinciale di Macerata, che ha ricordato con un minuto di silenzio la figura del “medico-eroe”. Dopo l’introduzione del presidente del Consiglio, Giulio Pantanetti, è stato il consigliere Giovanni Giosuè – anch’egli medico – a tracciare un profilo di Carlo Urbani come uomo e dottore specializzato in malattie tropicali. Giosuè, che ha avuto l’onore di lavorare accanto a Urbani negli anni ’90 all’ospedale di Macerata, ha sottolineato la “missione” portata avanti dal medico di Castelplanio con grande altruismo e spirito di sacrificio. Sentimenti che, accompagnandolo fino alla morte, sono ora il suo testamento ideale e debbono rappresentare un esempio per tutti.
Tm6 telemacerata
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