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Entrando si avverte subito il profumo di nuovo, di legno intenso, quello delle nuove travi in larice, che incorniciano il soffitto. Forse la prima cosa che salta all'occhio, perché gli addetti ai lavori e il parroco Don Armando hanno preferito lasciare le travi nel loro color originale, così come ha deciso madre natura. Questo connubio di semplicità e splendore è ciò che colpisce di più di questo luogo sacro. Dopo 5 mesi di lavori l'Abazia benedettina di S. Firmano (IX sec.) è stata riconsegnata alla comunità. I lavori hanno permesso di rifare interamente il tetto, tutte le travi sono state sostituite e anche la facciata è stata sistemata. La nuova croce che si erge in alto, con le braccia a coda di rondine e la scritta “INRI” bombata, assumono un particolare significato simbolico: la croce come trono di Gesù, segno di amore e salvezza che si alza al cielo in modo significativo. Anche il campanile é stato risistemato e la nuova illuminazione consente di ammirare la facciata in tutto il suo splendore con le luci sistemate dal basso verso l'alto così da creare suggestivi fasci di luci ed ombre. I lavori sono stati seguiti con la massima professionalità dall'Architetto Alberto Mazzoni e dall'Ingegner Francesco Campagnoli, è stato un bel momento di collaborazione - ci ha detto Don Armando tutti ci tenevamo a fare del nostro meglio. Colpito dalla bellezza di questa chiesa in stile romanico anche il vescovo della Diocesi di Macerata Monsignor Luigi Conti, che ha celebrato la S. Messa in occasione della riapertura ufficiale.
Tiziana Tiberi - TM6
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