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Tolentino, lunedì 16 giugno 2008
Speciale Nicola Vaccaj




genesi delle sue opere e i suoi rapporti con cantanti, librettisti, impresari ed altre personalità musicale dell’epoca. Molte di queste lettere hanno per oggetto le vicende familiari di cui forniscono molti particolari ma tuttavia offrono interessanti informazioni musicali. Per esempio, contengono un breve ma dettagliato resoconto delle rappresentazioni di “Pietro il Grande” (Parma, 1824) e del “Saul” (Napoli, 1829) e inoltre, una esauriente cronaca delle prove e dell’accoglienza delle opere “La sposa di Messina” (Venezia, 1839) e “Virginia” (Roma, 1845). Pubblicate anche le lettere scritte durante il soggiorno a Parigi (1829-31) ed altre di grande valore documentario, che trattano della sua esperienza a Londra (1831-1834) dove, fra l’altro, presenziò all’incoronazione di William IV e trascorse un’estate in Suffolk insegnando canto alle due figlie del marchese di Hertford. La testimonianza di Vaccaj in Inghilterra, basata su queste lettere, da sola potrebbe costituire un’affascinante fonte di studio. Esistono di conseguenza brevi ma importanti resoconti sulle rappresentazioni di opere quali “Semiramide” di Rossini (1823) “Egilda di Provenza” di Pavesi (1823) “Ilda d’Avenello” di Morlacchi (1824) “Alcibiade di Cordella” (1824) ed altre. Vaccaj fu stimato non solo come compositore ma anche come insegnante. Fra i suoi numerosi allievi c’erano Giulia Sanchioli, Andrea Castellan, Achille Errani e Isabella Obermayer (prima moglie di Lauro Rossi) e compositori minori ma abbastanza noti in quell’epoca quali Celestino Magi, Carlo Boniforti, Giovanni Battista Meiners, Luigi Arditi e altri. Fra questi personaggi e altri ancora che compaiono nel Carteggio, alcuni spiccano come personalità di un certo rilievo. C’è, per esempio, un’ avvincente descrizione di Amilcare Ponchielli, ammesso al Conservatorio di Milano come bambino prodigio. Dalle lettere e da altri scritti emergono le idee, veramente progressiste, che Vaccaj aveva dell’educazione musicale. Colpito dal fatto che gli adolescenti compresi fra i 9 e i 14 anni, ammessi al Conservatorio di Milano, non conservavano la loro voce a causa della mutazione, egli propose di costituire una scuola esterna a cui potessero accedere i giovani che avevano già subito tale trasformazione. In questo corpo di scritti si trovano le argomentazioni su cui si basò quella necessaria e innovativa riforma dell’insegnamento. C’è altresì un dettagliato resoconto del suo progetto di fondazione e organizzazione di un conservatorio di musica a Roma.
In definitiva, il Carteggio, nel suo insieme, consente di osservare a tutto campo il mondo musicale e operistico italiano del XIX secolo e renderà fruibile un immenso materiale documentario al quale fino ad ora si è scarsamente attinto.


Comunicato stampa

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