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Macerata, sabato 31 maggio 2003
Etichette alimentari

“Siamo dinanzi a un bivio: da una parte l’Italia delle pappette, dall’altra l’Italia delle quattro ‘t’: tradizione, terra, territorio, talento, ma è necessario che quest’ultima possa essere riconosciuta dal consumatore, il quale farà poi le sue scelte”. Così il noto critico enogastronomico Edoardo Raspelli, intervenuto al convegno su “Quello che l’etichetta oggi non dice”, svoltosi questa mattina presso il centro fiere di Villa Potenza di Macerata e organizzato da Provincia di Macerata, Coldiretti e Camera di Commercio, nell’ambito della Raci, la Rassegna agricola dell’Italia Centrale. Un appuntamento coordinato dal senatore Mario Cavallaro e aperto dal vicepresidente provinciale, Silvano Ramadori, il quale ha messo in risalto lo sforzo che si sta operando a livello territoriale sul fronte della promozione delle produzioni tipiche, come dimostrano le tante iniziative intraprese, e per la crescita dell’intero settore agricolo, specie in vista dei nuovi scenari internazionali. Scenari internazionali che, come rilevato dal responsabile economico Coldiretti, Lorenzo Bazzana, mettono oggi a costante rischio il “Made in Italy”, vista la corsa da parte di molti a accaparrarsi la bandiera tricolore da mettere su alimenti che, in realtà, sono tutto tranne che italiani. Da qui la necessità di un’etichettatura obbligatoria dell’origine. “Sarà poi il consumatore a decidere se la pasta è più buona se fatta di grano italiano o canadese – ha rilevato Edoardo Raspelli -; l’importante è che possa essere messo nelle condizioni di scegliere”. “Ma sono in molti a non volere le etichette, dagli industriali ai produttori stranieri – ha aggiunto polemicamente Mariano Bizzarri, membro del Consiglio superiore scientifico del Ministero dell’Agricoltura -, poiché la mancanza di chiarezza nell’agroalimentare aiuta chi vuole costruire un mondo a misura di Mc Donald’s”. Il contrario dell’Italia delle quattro “t” citata da Raspelli, un’Italia dove i produttori possano recarsi al supermercato ed essere orgogliosi del loro lavoro, come ha rimarcato Luciano Fuselli, presidente di Coldiretti Macerata. Nel corso delle varie relazioni, non sono mancati gli esempi di riuscite iniziative di rintracciabilità, come quella di Bovinmarche, che da quindici anni certifica la carne di razza marchigiana, con la relazione di Paolo Laudisio, e di Pasta Amica, la prima pasta di grano maceratese preparata da Coldiretti e dal pastificio Ciccarelli, presente nella persona di Carlo Ciccarelli. Insomma, tutti uniti contro le “pappette” di dubbia provenienza. “Che a Macerata non passeranno – ha concluso Cavallaro -; qui abbiamo il ciauscolo!”.



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