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Regione, giovedì 15 maggio 2003
Cambia il clima nelle Marche




Verso quale clima stiamo andando? E, come contenere i danni?
Queste le domande dell’incontro di oggi, organizzato dal Servizio della Protezione Civile, nel corso del quale è stato presentato uno studio sulle precipitazioni, che hanno interessato le Marche nel periodo 1950-2000.
L’incontro - concluso dal vice-presidente e assessore alla Protezione Civile Gian Mario Spacca - ha visto gli interventi di tecnici, della Regione – Roberto Oreficini (dirigente del Servizio), Libero Principi (direttore Dipartimento Territorio-Ambiente), Maurizio Ferretti (responsabile sala operativa –, del Centro di ecologia-climatologia di Macerata, di ARPAM e ASSAM.
Spacca ha sottolineato che lo studio è il frutto di una sinergia tra soggetti diversi, che questo è lo stile adottato dalla Protezione Civile per garantire la Sicurezza sul territorio. Ha poi detto che la Regione si è allineata al Protocollo di Kyoto per contrastare l’effetto serra. Questo –ha sottolineato – è il primo studio che viene realizzato, dopo il trasferimento delle funzioni del Servizio idrografico-mareografico nazionale. Altri sono in programma e si occuperanno di eventi climatici come temperatura, umidità, venti.
Un monitoraggio che è l’elemento fondamentale per programmare e pianificare e quindi per prevedere, mitigare e prevenire i danni. Il rischio idrogeologico, ad es., può essere previsto, quello idraulico in particolare – ha detto Maurizio Ferretti – ed è condizionato dai cambiamenti climatici, che fanno scatenare fenomeni intensi e concentrati nel tempo, come le esondazioni.
Lo studio evidenzia che anche nelle Marche si assiste a un processo di tropicalizzazione. Le precipitazioni si sono ridotte mediamente del 15% rispetto al 1950 (ma alcune stazioni hanno rilevato anche un –30%), si sono concentrate in periodi limitati, interessano in particolare la dorsale appenninica, con punte rilevanti nella zona del Monte Catria e sui Sibillini.
La diminuzione della risorsa acqua crea problemi alle attività produttive, agricoltura soprattutto, ma anche per l’approvvigionamento domestico. Cosa non immediatamente percettibile, si pensi, infatti che “oggi stiamo consumando l’acqua immagazzinata 15 anni fa”.
La conoscenza del fenomeno “precipitazioni” contente di calibrare gli interventi, partendo dal monitoraggio dei bacini idrografici, per arrivare a azioni di ingegneria idraulica (gli acquedotti sono spesso vecchi e hanno fino ad un 20-30% di perdite), fino a coinvolgere in una diffusa cultura del risparmio tutta la popolazione.
L’indagine ha interessato 102 stazioni meteo, in 59 si sono verificate sensibili riduzioni, è stata pagata con l’Accordo Istituzionale di Programma per il terremoto, anche perchè in quel territorio è alto il rischio idraulico e di erosione
ed è costata circa 50 milioni di vecchie lire.

TM6 - TeleMacerata

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