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Provincia MC, sabato 25 gennaio 2003
"Giornata della memoria"

La scelta di Abbadia di Fiastra come luogo per celebrare la "Giornata della Memoria" da parte del Consiglio provinciale di Macerata non è stata casuale. In questa località, infatti, dal 1940 al 1943 fu attivo un campo di internamento per cittadini ebrei.
Il regime fascista emise nell'agosto del 1938 i primi provvedimenti antiebraici e dispose un censimento del numero degli ebrei presenti in Italia. Giunse poi il gravissimo provvedimento del Consiglio dei Ministri del 3 settembre, col quale veniva revocata la cittadinanza italiana agli ebrei stranieri che l'avessero ottenuta dopo il 1° gennaio 1919. Di lì a poco tempo spuntarono i campi di concentramento, che avevano la funzione di limitare le libertà individuali a seguito delle leggi razziali o per motivi politici. Era la prefettura di appartenenza a nominare "il Commissario" con funzione di Direttore del campo. L’internamento libero, invece, consisteva nel "domicilio coatto" presso un Comune. Nelle Marche i Comuni interessati furono un centinaio. Fra questi Loro Piceno, Mogliano, Caldarola, Fiastra e Camerino. Invece, a Urbisaglia, Petriolo, Treia, Pollenza e Sforzacosta vennero realizzati dei veri campi di prigionia. L’Abbadia di Fiastra fu appunto tra questi, cioè un campo di internamento per ebrei. Si chiamava “campo di concentramento di Urbisaglia Bonservizi”. La sua attività prese il via il 16 giugno 1940, quando – in serata – vennero trasferiti dalla stazione ferroviaria di Sforzacosta al palazzo Giustiniani Bandini, ad Abbadia di Fiastra, i primi sette internati. Il lavoro di allestimento del campo, concordato con la prefettura di Macerata e il Comune di Urbisaglia, era iniziato da mesi dopo che il Ministero degli Interni aveva scolto le località in cui trasferire gli ebrei. Restò aperto fino agli ultimi mesi del ’43, con una presenza di 100-120 internati, per lo più ebrei o apolidi. Molti di loro erano commercianti, avvocati, dottori. Poi, nel gennaio 1944, tutti i prigionieri rimasti furono trasferiti al campo di Sforzacosta, quindi a Fossoli di Carpi. Ma, fra i mesi di aprile e maggio, la maggior parte degli internati provenienti dall’ex lager di Urbisaglia venne tradotta ad Auschwitz. L’unico superstite del gruppo fu Paul Pollak, che nel suo memoriale depositato a Milano termina il racconto con questa frase: “Nelle ore grigie e oscure di Auschwitz abbiamo sempre visto davanti a noi, come un miraggio, il luminoso giardino di Urbisaglia, in Italia, paese di sole e di buona gente”.

TM6 - TeleMacerata

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